Meta Platforms, la holding che controlla Facebook, Instagram e altri social network, sta affrontando una delle sfide regolatorie più severe degli ultimi anni. Secondo fonti di Bloomberg e Reuters, la Commissione Europea si prepara a notificare a Meta una comunicazione di addebito per presunte violazioni del Digital Services Act (DSA), la nuova normativa europea che impone obblighi severi alle piattaforme digitali per la moderazione dei contenuti illegali e dannosi.
L’accusa: mancanza di meccanismi efficaci contro i contenuti illegali
L’accusa principale riguarda l’assenza di strumenti sufficientemente efficaci su Facebook e Instagram per consentire agli utenti di segnalare contenuti illegali e farli rimuovere tempestivamente. Il DSA richiede misure trasparenti, proporzionate, e verificabili per contrastare disinformazione, discorsi d’odio, e propaganda: un impegno che l’Unione Europea ritiene Meta non stia rispettando adeguatamente.
Secondo quanto riportato, la comunicazione di addebito potrebbe portare a multe anche molto elevate, fino al 6% del fatturato globale annuo di Meta, che nel 2024 ha superato i 160 miliardi di dollari. Una sanzione potenzialmente multimiliardaria che riflette la crescente determinazione europea a far rispettare le nuove regole digitali.
Le “community notes”
Nel gennaio 2025, Meta ha annunciato la fine del programma di fact-checking esterno negli Stati Uniti, sostituito da un sistema di moderazione basato su “community notes”, cioè valutazioni degli utenti stessi, simile al modello già adottato da X (precedentemente noto come Twitter). Questa scelta è stata motivata dalla presunta necessità di tutelare la libertà d’espressione.
Tuttavia, questa rivoluzione ha suscitato forti dubbi e critiche, soprattutto in Europa. Gli esperti e le istituzioni europee ritengono che affidare la moderazione a una comunità autogestita non sia sufficiente per prevenire la diffusione di contenuti nocivi, propagande violente, discorsi discriminatori e violazioni dei diritti umani.
Il rischio di un effetto domino
L’Unione Europea si trova di fronte a un dilemma complesso: come far rispettare normative rigide in un ambiente digitale globale dove confini e giurisdizioni si sovrappongono? Se Meta libera la moderazione negli USA, questo potrebbe favorire la circolazione di contenuti proibiti anche in Europa, aggirando l’efficace enforcement del DSA.
Uno dei quesiti più dibattuti è come impostare efficaci filtri transnazionali, che tengano conto delle differenze normative tra paesi senza limitare la libertà d’espressione né creare fratture tecnologiche.
Le conseguenze non sono solo legali ma anche economiche. Il modello pubblicitario di Meta, che vale il 97% delle sue entrate, si basa sulla sicurezza e sull’attrattività del brand per gli inserzionisti. Un aumento dell’esposizione a contenuti controversi rischia di ridurre la fiducia dei pubblicitari, con conseguenti rischi finanziari.
Alcune big company hanno già ridotto o sospeso investimenti pubblicitari su altre piattaforme (come il già citato X), e ora cominciano a porsi lo stesso problema anche per Meta. La crescente pressione regolatoria rischia di complicare ulteriormente il rapporto fra piattaforme e mercato.
Meta si trova a dover bilanciare due esigenze spesso in tensione: da una parte, garantire la libertà d’espressione, fondamento di ogni società democratica e principio cardine del web aperto; dall’altra, prevenire la diffusione di contenuti nocivi che possono alimentare odio, violenze, e discriminazioni. La chiave potrebbe risiedere in sistemi di moderazione più sofisticati, che integrino AI avanzata e intervento umano con criteri trasparenti e adattabili ai contesti sociali e culturali specifici. La sfida è evitare censure arbitrarie senza però lasciare spazio a narrazioni pericolose o illegali.
Il rischio della frammentazione normativa
L’Unione Europea ha scelto con il Digital Services Act di imporre una regolamentazione rigorosa, con l’obiettivo di proteggere i diritti digitali dei cittadini europei. Tuttavia, la sua efficacia a livello globale dipende dalla cooperazione internazionale. In assenza di un accordo multilaterale, è possibile che si creino “bolle normative”, con piattaforme che applicano regole diverse secondo i mercati, o peggio, strategie di elusione focalizzate su regioni meno regolamentate. La regolamentazione globale della rete rimane una sfida cruciale ancora irrisolta, che richiederà compromessi diplomatici e nuove istituzioni di governance digitale.
La rapida evoluzione tecnologica, la crescita dell’economia dei dati e il potenziamento delle infrastrutture digitali sono leve strategiche indispensabili per la competitività internazionale dell’Unione Europea.
Se l’UE riuscirà a governare questa complessa transizione con regole attente ma flessibili, collaborazioni internazionali efficaci e investimenti in competenze digitali, potrà non solo conservare la propria sovranità economica e digitale, ma anche impostare un modello responsabile di innovazione sostenibile da cui tutto il mondo potrà trarre ispirazione.
In definitiva, restare sul treno dell’innovazione senza perdere il controllo democratico non è solo un imperativo tecnologico, ma un passaggio cruciale per garantire un futuro prospero, equo e sicuro per l’Europa e per i suoi cittadini.

