Il primo gennaio non è capodanno

Il primo gennaio non è capodanno

A undici anni mi sono imbattuto nella Compagnia dell’Anello, il primo libro della trilogia tolkieniana. Decenni sarebbero passati prima dei film hollywoodiani premiati per ogni categoria, ergo era un libro da sfigati (forse lo è ancora).

Tolkien ci descrive subito il mondo degli hobbit, la Contea, e chiarisce il loro calendario: c’erano solo mesi di ventotto giorni, quindi i giorni della settimana erano uguali di anno in anno; ad esempio se il ventiquattro settembre è mercoledì quest’anno lo sarà anche l’anno prossimo come lo era l’anno scorso. Ovviamente nel mondo reale non è così. 

Da allora, sono stato ossessionato dai calendari. Perché i mesi hanno trenta o trentuno giorni? Perché i mesi sono dodici? Chi ha deciso che l’anno zero era proprio quello e non un altro, e quando l’ha deciso? Prima, come si misuravano gli anni?

Ma la domanda da farsi in questi primi giorni d’autunno è: perché il capodanno è il primo di gennaio?

Questa data fu stabilita nell’antica Roma, tradizione attribuisce la scelta al re Numa Pompilio, che durante il suo regno (circa 715-673 a.C.) riorganizzò il calendario romano spostando l’inizio dell’anno da marzo a gennaio. Gennaio fu scelto perché dedicato a Giano, il dio romano degli inizi, mentre marzo celebrava Marte, dio della guerra. Tuttavia, l’ufficializzazione del 1° gennaio come inizio dell’anno avvenne solo nel 153 a.C.

In seguito, nel 46 a.C., Giulio Cesare introdusse il calendario giuliano, che mantenne il 1° gennaio come data di inizio dell’anno. Dopo la caduta dell’Impero Romano, molte nazioni cristiane preferirono altri giorni (come il 25 marzo o il 25 dicembre) come inizio dell’anno, in linea con le feste religiose.

Il ritorno al 1° gennaio come Capodanno avvenne con la riforma del calendario gregoriano nel 1582, voluta da Papa Gregorio XIII per correggere errori del calendario giuliano, come un cattivo calcolo degli anni bisestili. La riforma restaurò il 1° gennaio come primo giorno dell’anno. Molti paesi cattolici adottarono subito il calendario gregoriano, mentre altri, come Gran Bretagna e le sue colonie, lo fecero più tardi, nel 1752, mantenendo precedentemente altre date per Capodanno.

Il Capodanno non dovrebbe cadere a gennaio perché la scelta del 1° gennaio è una semplice convenzione storica, legata più a ragioni politiche e militari romane che a un fondamento naturale o stagionale. Inoltre, il calendario gregoriano è basato sul ciclo solare, ma il percorso terrestre non ha un punto preciso che giustifichi l’inizio del conteggio proprio in gennaio, che è un mese dedicato al dio romano Giano per motivi mitologici e non naturali. Dunque, fissare il Capodanno in gennaio è più una tradizione arbitraria che una scelta in armonia con i cicli vitali della Terra e dell’uomo. 

Nulla della nostra vita quotidiana finisce veramente il 31 dicembre e ricomincia il primo gennaio.

Il campionato di calcio, la scuola, perfino l’anno fiscale negli USA, queste cose finiscono con l’estate e iniziano con l’autunno.

Il vero cambio di data dovrebbe essere a settembre. Settembre segna un vero momento di rinascita e rinnovamento. A differenza del freddo inverno di gennaio, settembre arriva dopo la pausa estiva, quando l’energia è rinnovata e la mente pronta a nuovi obiettivi. Offre un clima più favorevole per abbracciare cambiamenti sostenibili, più duraturi delle risoluzioni di un capodanno pigro e freddo. Rappresenta un reset autentico, allineato alla natura e alla nostra vita quotidiana.

Non è un caso che in questi giorni si festeggi il capodanno ebraico, Rosh haShanah. Il loro calendario lunisolare segue non solo l’andamento delle lune nuova come quello islamico, ma lo integra per seguire il ritmo delle stagioni. 

Quindi, una modesta proposta: spostare il capodanno dal primo gennaio al ventuno settembre.

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