Per capire cosa è successo al Generale Libico, arrestato in italia e riportato in fretta e furia in Libia, non dobbiamo neanche tanto sforzarci. La questione è cristallina ed estremamente semplice nonostante il mainstream voglia renderlo cervellotico per buttarla in caciara in polemica con il Governo che, anche stavolta, ha solo protetto gli interessi nazionali. Non si poteva fare altrimenti.
Partiamo inizialmente dal fatto che al giorno d’oggi è evidente a tutti che gli organismi internazionali sono assolutamente inutili e ignorati da quasi tutti. Inimicarsi uno stato estero con cui abbiamo rapporti economico/strategici per fare contenta un’istituzione astratta (la Corte Internazionale), è assurdo e controproducente. L’Italia infatti con la Libia ha enormi rapporti economici e, no, l’immigrazione c’entra ma molto poco. Il vero interesse italiano in Libia sono infatti gli enormi impianti di Eni con interessi in gioco strategici, non possiamo farne a meno.
Secondo punto, anche questo da non sottovalutare, è il fattore diplomatico. La diplomazia internazionale è chiara: i panni sporchi si lavano in famiglia. Al-Masri è un Generale Libico, non è una persona qualunque, se viene arrestato in Italia, deve essere riconsegnato alle autorità libiche, funziona così. Probabilmente quello che è successo in Italia sarebbe accaduto ovunque, sono cortesie tra governi, è la diplomazia.
Terzo fattore, a questa parte del racconto praticamente quasi senza importanza, è il ruolo del Generale nella questione immigrazione. Abbiamo chiesto alla Libia di fare il lavoro sporco per l’Europa, abbiamo appaltato la nostra sicurezza ad uno stato come immensi problemi, non possiamo indignarci perchè i libici hanno scelto un modo di fare barbaro e atroce, stiamo parlando di Libici, non sono certo la patria dei diritti umani o della filantropia.
Vi ho dato 3 motivi, non uno solo, per giustificare il rientro di Al-Masri in Libia. Se mi dite che non sono motivi validi, siete miopi, troppo idealisti oppure in malafede. La politica internazionale è così complicata che non possiamo mescolarla con l’ideologie o la religione, la diplomazia è compromesso, Regeni docet.

