La Juventus tra campo e bilanci

La Juventus tra campo e bilanci

Mentre in queste ore si prepara ad affrontare l’Atalanta alla quinta giornata di campionato, la Juventus continua a regalarci uno spettacolo fuori dal campo che avrebbe bisogno di telecronisti molto fantasiosi: il bilancio 2024-25 si chiude con una perdita da 58 milioni, una cifra che fa effetto solo perché è meno drammatica dei quasi 200 milioni dell’anno precedente. Un piccolo miracolo ottenuto grazie al ritorno in Champions League e a un Mondiale per Club che è stato un salvagente finanziario più che una competizione sportiva.

La rosa pesa ancora, con Vlahovic – rimasto dopo una lunga telenovela di calcio mercato estivo – in cima ai costi, quasi un 17% del totale salariale. La strategia è chiara: il calcio mercato – appunto – ha mostrato che la scommessa è quella di tenere la squadra competitiva comprando giocatori che pesano parecchio a bilancio (Openda, Zaghrova, David).

Un bond da 150 milioni serve per allungare le scadenze dei debiti e calmierarne i costi, ma il bilancio rimane un campo minato dove l’equilibrio atteso nel 2026-27 sembra ancora un miraggio lontano.

L’indebitamento netto è salito a 280 milioni e, come ogni tossicodipendente recidivo, il club si prepara al quarto aumento di capitale in otto anni: il portafoglio di Exor è sempre pronto ad aprirsi. Quattro aumenti di capitale in otto anni rivelano una dipendenza cronica dagli accantonamenti altrui, con Exor costretta a fare da salvagente finanziario. Il bond appena emesso è un’ottima mossa per allungare i tempi, ma rimanda solo il problema senza affrontarlo davvero. In un mondo ideale, il debito si ridurrebbe con un piano chiaro e sostenibile, mentre qui si naviga a vista, sperando che i ricavi da Champions e stadio portino un giorno i soldi per chiudere il conto.

Sul fronte legale, invece, la Juventus cammina su un terreno scivoloso. Indagini per plusvalenze sospette e gestione dei conti al limite del Fair Play Finanziario impongono una serie di rischi pesanti: multe, restrizioni di mercato e persino l’esclusione dalle coppe europee sono più che ipotesi. Accumulare perdite per sette anni consecutivi e sfiorare i limiti di Nyon non è sciatteria, ma un allarme che suona come un gong per chi in ballo ci mette anche la credibilità.

Nel confronto con i pari gli altri club, la Juventus non è sola in questa altalena finanziaria. L’Inter vanta il debito lordo più alto (oltre 730 milioni), ma la sua posizione netta è simile alla Juventus, che si aggira sui 280 milioni di debito netto. Roma, Milan e Lazio restano su livelli più contenuti, mentre il Napoli incarna l’eccezione virtuosa. In mezzo a questi giganti, la Juventus continua a portare un fardello tra i più pesanti.

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